SESSANTA BICICLETTE PRONTE A VOLARE DI NUOVO!




SESSANTA BICICLETTE PRONTE A VOLARE DI NUOVO!

|  di Giovanni Nencini  |



Un tiepido sole ha illuminato il naviglio e sessanta biciclette pronte a volare di nuovo. Alcyon, Terrot, BSA, e ancora Atala, Maino. Sessanta anziane signore ma con lo spirito da ragazzine si sono lasciate riscaldare dai primi raggi del mattino e dagli sguardi degli appassionati e dei curiosi prima di lanciarsi nell'ennesima avventura. E' cominciata così la seconda edizione della “Classicissima” Milano Sanremo per bici d'epoca. Tre tappe per un totale di oltre 300 km passando per Pavia, il Turchino, Savona, Alassio, per giungere infine a Sanremo. Attraversando non solo luoghi fisici ma anche emozioni e suggestioni. Respirando la polvere dello sterrato e le storie dei grandi campioni che su quelle strade hanno scritto pagine leggendarie del ciclismo. Come quella di Eugene Christophe che nel 1910 non sapeva di aver vinto la corsa. Partirono in settantuno e arrivarono solo in tre. Eugene, a causa di una bufera sul Turchino si era fermato presso una casa per riscaldarsi e rifocillarsi, gli altri si erano ritirati. Poi era ripartito e scoprì di aver vinto solo sul traguardo a San Remo quando ormai non aspettavano più nessuno. 
Ci siamo fermati al Caffè Trieste, ai piedi del Turchino, dove i corridori si fermavano per girare la ruota e cambiare rapporto per affrontare la salita. Lo abbiamo fatto anche noi, ripartendo un po' timorosi, sapendo di dover affrontare l'asperità spingendo sotto la pioggia quelle anziani signore, belle si, ma anche pesanti e per niente scorrevoli. Ma l'entusiasmo ha avuto il sopravvento e siamo volati fino alla vetta senza nemmeno accorgersi dei limiti del mezzo. Con i francesi che erano scattati per arrivare per primi a scollinare, dandoci battaglia e divertendoci come dei ragazzi. E poi giù verso il mare. Con la discesa che ha messo a dura prova i freni arcaici, fatti con i sugheri dei tappi dello Champagne (i francesi) o dello spumante (noi italiani). Con qualcuno che frenava spingendo il tacco delle scarpe sui fascioni e con chi si era procurato un legno per lo stesso scopo. Ma siamo arrivati al mare e poi lungo la costa fino a Sanremo affrontando le ultime difficoltà, Capo Mele e Capo Berta.
In questi tre giorni abbiamo conosciuto personaggi fantastici come Natalie e il suo compagno Le Breton che abitano sul Tourmalet e girano l'Europa con le loro bici d'epoca. Abbiamo incontrato Gianni Motta, che mi ha raccontato che appena passato professionista ha trovato in mio padre, Gastone Nencini, un amico a cui affidarsi. Abbiamo conosciuto un anziano giudice di gara internazionale che ha scritto, lì sul momento, una lettera per Alfredo Martini che ci ha affidato per consegnargliela e che ci ha raccontato storie fantastiche del ciclismo che ha vissuto.
Tre giorni belli e intensi vissuti con le nostre biciclette, alla fine un po' incerottate ma sempre bellissime. Stanchi si, ma felici di aver vissuto questa piccola avventura che ci ha riportato indietro nel tempo e che ci ha fatto sognare.
E allora mi è venuto in mente una frase di uno scrittore dell'800, Alfredo Oriani:
“La bicicletta siamo noi, che vinciamo lo spazio e il tempo: soli, senza nemmeno il contatto con la terra che le nostre ruote sfiorano appena.”



Firenze, 25 marzo 2014








Alla "Classicissima" Milano - San Remo per bici d'epoca abbiamo pedalato insieme a mio padre. Gli organizzatori hanno voluto ricordarlo iscrivendolo idealmente alla corsa col numero 57, l'anno in cui ha vinto il Giro d'Italia. Un pensiero bellissimo a cui va il ringraziamento della nostra famiglia.





















la fotografia di copertina è stata acquisita dal facebook di biciclettedepoca Magazine


















Commenti

Post popolari in questo blog

QUELLA BICICLETTA MARCATA LEO

ACQUA CALDA, SALE GROSSO E ACETO

TOUR DE FRANCE: QUELLA STRETTA DI MANO TRA IL GENERALE DE GAULLE E GASTONE NENCINI