Gastone Nencini, un artista del pedale, orgoglio italiano nel mondo













GASTONE NENCINI, UN ARTISTA DEL PEDALE, ORGOGLIO ITALIANO NEL MONDO
di Giovanni Faccenda



Chiuse la saracinesca per sempre qualche anno fa, ma nessuno dimentica, fra coloro che vi misero piede almeno una volta, quella curiosa panetteria, a ridosso di Boulevard du Montparnasse, gestita da un fornaio francese innamorato dell’arte, della poesia e del ciclismo.

Stavano appese, oltre i tavolini ove era possibile sedersi e gustare le sue celebri delizie, alcune foto in bianco e nero di Picasso, Modigliani e de Chirico, altre di Ezra Pound e Guillaume Apollinaire, una, bellissima, di Gastone Nencini, accolto da trionfatore, nel Tour de France del 1960 da lui vinto, al Parco dei Principi.

Se chiedevi a Émile, proprietario del locale, la ragione di quella foto del Leone del Mugello, più grande di tutte le altre, la risposta immediata era al solito la stessa: «Avevo quattordici anni quando Nencini arrivò come un eroe mitologico qui a Parigi. Quel giorno io c’ero e riuscì a stringergli pure la mano. Il pubblico era letteralmente in visibilio. Poi, molto tempo dopo, mi innamorai dei quadri di Picasso e Modigliani, dei versi di Baudelaire, ma nessuno ha mai avuto il posto, nella mia mente e nel mio cuore, di Nencini: una divinità del ciclismo dal sorriso umano.»

Ci sono campioni dello sport che tengono alto il vessillo del proprio paese in giro per il mondo, al pari di poeti, artisti, personalità che sono entrati nella storia. Gastone Nencini è certamente fra questi.

Ogni volta che torno a Montparnasse, là dove in certe giornate piovose di autunno ancora aleggia il fantasma inquieto di Van Gogh, ripenso a Émile, il fornaio, e a quanto grande sia il debito che noi italiani continuiamo ad avere nei confronti di Gastone Nencini. L’avessero avuto i francesi uno così, un artista del pedale capace di entusiasmare le folle come la Gioconda al Louvre, gli avrebbero certo intitolato una piazza a Parigi o una salita al Tour.
Noi, invece, ci accontentiamo, dobbiamo per ora accontentarci, di questa bella mostra fotografica che risveglia nell’anima l’immagine di un campione senza tempo, che fu, anche e soprattutto, un uomo grande e buono. Raro.


Venezia, aprile 2016.



Commenti

Post popolari in questo blog

QUELLA BICICLETTA MARCATA LEO

ACQUA CALDA, SALE GROSSO E ACETO

TOUR DE FRANCE: QUELLA STRETTA DI MANO TRA IL GENERALE DE GAULLE E GASTONE NENCINI