GASTONE NENCINI NELL'OPERA DI JAMES STRAFFON
NELL'OPERA DI JAMES STRAFFON
di Elisabetta Nencini
“Mitologia Italiana”, così ha intitolato la raccolta
di opere grafiche l’eclettico artista britannico, James Straffon, il quale,
utilizzando una tecnica del tutto particolare, ha esplorato, per mezzo della
sua arte, il panorama culturale italiano dal 1909 al 1960.
È con l’immagine affascinante ed espressiva dei
campioni tricolori delle due ruote, protagonisti di un’epoca ineguagliabile del
ciclismo mondiale, che l’artista ripercorre la storia del nostro Paese.
Immagini e simboli di epoche diverse si sovrappongono al segno grafico nel
racconto popolare, in cui il ciclismo ha influenzato profondamente il costume,
la moda e la vita quotidiana, specie della donna, al punto da rappresentare per
il gentil sesso uno strumento di emancipazione.
Il ciclista con il suo mezzo meccanico, dai primordi dell’arte moderna,
è tra le immagini iconografiche più rappresentate nel panorama artistico
occidentale. Il campione delle due ruote diventa soggetto capace di cogliere le
infinite metamorfosi dell’arte, i cui significati emotivi e simbolici,
talvolta, s’identificano con il pensiero ideologico di una società volta al
progresso e alla riscossa sociale. È tra gli anni cinquanta e sessanta, che il
ciclismo raggiunge il punto più alto della sua popolarità, quando i campioni
nostrani seppero affermarsi anche all'estero. Dopo Bottecchia, è la volta di Bartali, Coppi e
Nencini. Sono gli anni della leggenda, quelli nei quali i ciclisti, come eroi
omerici, venivano esaltati dalla stampa sportiva e dalle penne di grandi
scrittori.

All’Italia del successo sportivo di Gastone Nencini, si intrecciano,
nell’opera di Straffon, le immagini simbolo di quell’epoca. La NUOVA FIAT 500, il
modello automobilistico di maggior successo prodotto dalla nota casa torinese
nel 1957, libra nell’aria in direzione del volto di Marcello Mastroianni,
protagonista del film tra i più celebri della storia del cinema, La dolce vita, diretto da Federico
Fellini, vincitore nel 1960 della Palma d’Oro alla tredicesima edizione del
Festival di Cannes, nonché vincitore dell’Oscar per i costumi.
In alto, alla sinistra dell’osservatore, la
confezione blu-rossa della Leocrema che,
insieme alla nota casa di dentifrici, Chlorodont,
entrò nel mondo professionistico delle due ruote con l'omonimo gruppo sportivo, segnando, insieme ad
altre aziende, l’inizio di un connubio extrasettore con l’impresa ciclistica, fino ad allora appannaggio solo delle case costruttrici di biciclette. Di
questa squadra, Gastone Nencini fu capitano dal 1955 al 1958 e, in virtù del principio di autorità, fu testimonial ideale
dei prodotti cosmetici e, insieme alla bellissima attrice di fama internazionale
Virna Lisi, divenne garante dei prodotti Chlorodont
per l’Europa. La loro immagine imperversava
sulle riviste patinate dell’epoca e in televisione, quando l’Italia si fermava
per seguire sul piccolo schermo il Giro d’Italia e per vedere Carosello, la storica rubrica televisiva
nazionale, all’interno della quale Virna Lisi, in un breve sketch, reclamizzava il dentifricio.
Insolita, agli occhi di un pubblico abituato al ritratto dell’atleta
ligio alle restrittive regole dello sportivo, era l’immagine del campione fiorentino, colto nell’atto di fumare
la “sigaretta della vittoria” dopo
l’arrivo dell’ultima tappa del Tour de France al Parco dei Principi a Parigi.
Uno scatto fotografico che fece il giro del mondo, utilizzata nell’opera dall’artista
inglese per delineare il profilo caratteriale del campione: ribelle nella vita agli
obblighi imposti, indomabile in corsa. Mai nessuno prima di allora aveva osato
tanto quanto seppe fare Gastone Nencini quando divenne professionista. La sua determinazione,
l’andatura potente, il suo modo di correre istintivo e passionale senza le
compiacenti astruserie tattiche, la capacità di attaccare su qualsiasi terreno,
scardinarono le regole di un ciclismo prepotente, in cui i giovani e i gregari
erano abituati a servire e a soggiacere alla volontà dei grandi campioni.
Granitico, nella sua possente corporatura, il fuoriclasse toscano seppe
divertire e conquistare il pubblico internazionale per il suo coraggio e per la
forza del vero lottatore, capace di compiere imprese epiche senza mai venire
meno ai valori del vero sportivo. Stimato dei suoi diretti avversari, che rispettavano
la sua personalità, il suo essere uomo e atleta di valore.
Tanti i soprannomi che lo hanno accompagnato per le strade d’Europa, ma Leone del Mugello è quello che è rimasto nei cuori degli sportivi: è l’effigie
che, nel gioco enigmistico di Straffon, completa, per mezzo di segni e simboli,
l’immagine di un campione senza tempo, Gastone Nencini.
FIRENZE, 6 GIUGNO 2018
Every so often a sportsman or woman transcend their chosen sport. They exist purely on the ethics of their being - sometime heroic; sometime wearing their heart on their sleeve; often blessed with humanity and a warmth for their opponents which defies logic. One such individual, I believe, was Gastone Nencini. He was not only a great cyclist. But also there existed a sparkle in his eyes, which suggested a mercurial panache.
James Straffon
Every so often a sportsman or woman transcend their chosen sport. They exist purely on the ethics of their being - sometime heroic; sometime wearing their heart on their sleeve; often blessed with humanity and a warmth for their opponents which defies logic. One such individual, I believe, was Gastone Nencini. He was not only a great cyclist. But also there existed a sparkle in his eyes, which suggested a mercurial panache.
James Straffon
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