GASTONE NENCINI ha vinto un grande Giro d'Italia davanti a Bobet e Baldini
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Milano, 9 giugno 1957
GASTONE NENCINI ha vinto un grande Giro d'Italia davanti a Bobet e Baldini (rivelazione della corsa)
Capolavoro di regolarità e di pazienza
di Carlin
Gastone
Nencini ha compiuto il prodigio di vincere davanti a due grandi
campioni forestieri in un Giro d’Italia fatto per i forestieri. Si
sarebbe gridato allo scandalo se, quando disponevamo di un Bartali o
d‘un Coppi, fosse stato ideato un Giro d’Italia con tre arrivi in
salita (Loreto, Campo dei Fiori, Bondone) e una tappa a cronometro
ancora in salita (Boscochiesanova). I forestieri si sarebbero rifiutati
di venirci: Ebbene ciò è stato fatto per questo 40° Giro
d’Italia, invitandovi un Gaul. I nostri sportivi avrebbero mugugnato
se, pur avendo due assi, ma divisi in squadre di opposti interessi
industriali, la formula del Giro avesse assicurato la compattezza dei
forestieri, bloccandoli in forti squadre nazionali al comando di un
loro asso. (Potevano capire solo che Coppi e Bartali andassero al
Tour, ma insieme, in una squadra nazionale anch’essi). Ebbene ciò che
fu fatto al Giro D’Italia per Bartali o Coppi è stato fatto a
favore di un Bobet, che è potuto venire in Italia al comando di una
forte nazionale francese contro nostri capisquadra di squadre
industriali e commerciali, i quali nostri capisquadra non erano per
certo dei Coppi e dei Bartali.
Trascuriamo
pure gli altri vantaggi offerti ai forestieri (i milioni sicuri con i
traguardi volanti ed il trofeo della pista ai Vansteenbergen e ai
Poblet); ma non vi è chi non veda quali prospettive di vittoria
finale erano offerte ad uno scalatore eccezionale come Gaul con
quattro arrivi in salita ( per non tacere quelli secondari, come Saint
Vincent subito dopo il Montjovet o Terni subito dopo la Somma), e un
tappone dolomitico! Non vi è chi non veda quali prospettive di
vittoria finale fossero offerte ad un campione completo come Bobet
in una squadra con i Gemininiani, i Rolland, i Barbottin, i Le Ber,
in confronto ai nostri modesti campioncini dalle modeste squadre
rivaleggianti fra loro.
Ebbene
un Nencini è finito davanti ai due assi stranieri tanto tutelati
dalla scelta del percorso e dalla formula ed un altro italiano,
l’esordiente Baldini, si è inserito fra loro al terzo posto.
Dobbiamo dire che stato un Giro sbagliato in partenza ma molto ben
riuscito all’arrivo.
Non
inganni il particolare, rilevato dai pedanti, che Nencini abbia
riportato la vittoria nel Giro senza vincere una tappa. A parte che
Van Steenbergen per esempio, di tappe ne ha vinte cinque ma è finito
33° a più di un ora da Nencini, non era questo Giro che si potesse
vincere con una qualche impresa eccezionale, arrivando primo in
qualche tappa.
Dicemmo
alla vigilia del Giro che l’avrebbe vinto non uno scalatore (come
sostenevano coloro che lo chiamavano “Giro per gli arrampicatori”),
ma un corridore completo, capace di essere coi primi tanto nella
corsa a cronometro in pianura come sul Bondone, tanto nelle tappe
piane come nel tappone dolomitico. Ma quando vedemmo il Giro
impostato sui 45 all’ora e mantenuto sulla
media-primato, aggiungemmo che l’avrebbe vinto uno che non fosse
soltanto un corridore completo, ma anche regolare,
continuo, resistentissimo; cioè forte dall’inizio alla fine.
In
un Giro così chi avesse cercato di eccellere troppo e anzi tempo
avrebbe corso il rischio di strafare e cedere. Fu per questo che
cominciammo a considerare Nencini, quando lo vedemmo tallonare
costantemente i due grandi favoriti stranieri e, ad un certo punto,
inserirsi fra i due.
Fu
appunto per strafare, per troppa ambizione che Bobet volle presto la
maglia rosa e, anziché esporre un Geminiani o un Rolland, si espose
lui stesso pericolosamente. Fu appunto per cogliere le vittorie e la
maglia rosa anzitempo che Gaul si espose troppo, svegliando
l’irritazione dei francesi.
La
virtù di Nencini consistette nella modestia di sapersi accontentare,
di saper attendere. Altri che avevano cercato troppo presto
l’ambizioso successo parziale finirono stroncati. I tentativi di
Defilippis coronati alfine dal successo in rosa servirono più agli
altri italiani, a cominciare da Nencini ( rivelando che gli assi
forestieri erano attaccabili e battibili) che a Defilippis stesso.
Ebbe sì, la soddisfazione delle quattro tappe in maglia rosa, ma la
pagò carissimamente. E cosi la pagarono Bobet che in tre riprese la
ebbe per complessive nove volte e Gaul che la tenne due.
Nencini
la prese per ultimo e la portò a Milano.
Fu
soprattutto un capolavoro di calcolo, di sangue freddo, di pazienza.
Oltre tutto egli era partito handicap perdendo più di due minuti
nella prima tappa su Bobet. Si difese benissimo alla seconda, su
Boscochiesanuova, rosicchiò il vantaggio del francese nella tappa di
Cattolica, glielo tolse del tutto e lo sopravanzò a Campo dei Fiori. Poi reistette.
Si
era inserito in classifica fra i due; era il terzo che poteva godere
fra due grossi litiganti Infatti, in testa era passato, con l’impresa
di Campo dei Fiori, Gaul. Era facile pensare che Bobet e i suoi lo
avrebbero ora attaccato (dopo aver atteso tanto! )ed i, primo erede
non sarebbe stato Bobet, in caso di offensiva riuscita, ma proprio
Nencini che era al secondo posto in classifica, Campo dei Fiori.
E
successe che dopo gli sbagli di tattica di Bobet e dei suoi, venne
quello colossale di Gaul al chilometro n° 100 della Como-Bondone.
Ereditava Nencini la maglia rosa e potevano credere i francesi di
regolare anche lui, indirizzandogli l’attacco ad personam. Il
terreno della tappa successiva a quella del Bondone si presentava a
fagiolo: era quella con le quattro salitone dolomitiche. I francesi
lo attaccarono in quattro - Bobet, Geminiani - Barbottin e Rolland – e
fin dalla prima, caso insolito da noi, il risultato fu che fecero il
vuoto attorno a loro, ma Nencini, stringendo i denti, era rimasto con
loro. Fu sul San Lugano che vinse meritando di vincerlo, il 40° Giro
d’Italia. Nelle successive, mentre Nencini consigliava alla prudenza
i francesi passando primo sul Rolle, un francese scompariva mentre un
altro italiano rientrava: Baldini. Era un’altra situazione, un peso
morto che i francesi non potevano vivificare fino a farne un alleato.
Cosi quando Nencini forò, Baldini rifiutò la proposta dei francesi
di aiutarli ad attaccare l’italiano ritardato ( pure se gli
offrivano la tappa) mentre Gaul, di dietro, aiutava invece
Nencini, sia perché aveva l’interesse comune di non perdere tempo,
sia perché aveva il dente avvelenato con chi l’aveva attaccato in
modo lecito, si, ma non certo elegante. La rivalità dei due assi
stranieri giocò a favore del saggio Nencini; fu il terzo a godere e
ripagò Gaul aiutandolo a vincere la tappa.
Ha corso molto bene, Nencini, e ha tenuto duro fino alla fine. Non sempre gli uomini della sua squadra gli servirono, ma alcuni gli furono fedeli e preziosi aiutanti. Ebbe in Belloni un esperto direttore sportivo, in Magni un energico consigliere, nel Sig Marchi un simpatico principale. La sua vittoria non fa una grinza. Non è quella di un fuoriclasse, ma di un corridore completo, regolare come nessuno altro e quanto mai in credito d’un po’ di fortuna: Era stato secondo da dilettante in due campionati del mondo; aveva perso quasi sul traguardo, per foratura, un Giro d’Italia dietro a Magni e Coppi coalizzati: la sua ora doveva pur venire. E’ venuta merita tutti gli applausi e il pubblico milanese non glieli ha lesinati.
Ha corso molto bene, Nencini, e ha tenuto duro fino alla fine. Non sempre gli uomini della sua squadra gli servirono, ma alcuni gli furono fedeli e preziosi aiutanti. Ebbe in Belloni un esperto direttore sportivo, in Magni un energico consigliere, nel Sig Marchi un simpatico principale. La sua vittoria non fa una grinza. Non è quella di un fuoriclasse, ma di un corridore completo, regolare come nessuno altro e quanto mai in credito d’un po’ di fortuna: Era stato secondo da dilettante in due campionati del mondo; aveva perso quasi sul traguardo, per foratura, un Giro d’Italia dietro a Magni e Coppi coalizzati: la sua ora doveva pur venire. E’ venuta merita tutti gli applausi e il pubblico milanese non glieli ha lesinati.
Carlin
_______________________________________________________Note
In 110 anni di storia della Corsa Rosa, Gastone Nencini ha detenuto per ben 26 anni il record del Giro d'Italia più veloce (migliorò di due chilometri all'ora il record precedente che era stato stabilito da Fiorenzo Magni nel 1955). Nessun campione dopo di lui, per oltre un ventennio, nonostante le strade meno dissestate, rapporti più agili, tappe agevolate da più cronometro individuali e a squadre e chilometraggio complessivo inferiore, è riuscito ad abbassare la media di 37,488 Km/h realizzata su di un percorso che misurava 3 926,7 km.
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