IL BACIO DELL' ALPINO: QUANDO IL CICLISMO RACCONTA L'ITALIA DEI VALORI

 


IL BACIO DELL' ALPINO: QUANDO IL CICLISMO RACCONTA L'ITALIA DEI VALORI

 

Firenze, 27 maggio 2025

Oggi il Giro d'Italia  entra nel vivo con  la prima tappa alpina: i corridori affrontano le pendici del Monte Bondone, una montagna leggendaria per tutti gli appassionati di ciclismo. E' qui che nel 1957 Gastone Nencini indossò la maglia rosa, portandola con onore fino a Milano e consegnando alla storia uno dei capitoli più belli del nostro sport.

Questa giornata ci offre l'occasione per tornare dietro nel tempo, a un'Italia in bianco e nero, ma ricca di valori. Rivediamo, attraverso un'istantanea, un giovane atleta in maglia rosa - proprio Nencini al Giro del 1955-, che, con coraggio e determinazione, affronta le montagne resistendo agli attacchi dei grandi campioni. Era il ciclismo dei giganti, fatto di fatica vera, di gerarchie ferree, di eroismo silenzioso. Nencini, soprannominato il "Leone del Mugello", era tutto questo: forza fisica, audacia e generosità.

In questa fotografia, accanto a lui, un giovane Alpino lo bacia sulla guancia. Un gesto semplice, spontaneo carico di gratitudine. Un bacio che diventa simbolo: due uomini in divisa - una sportiva l'altra militare - uniti da ideali comuni. Il senso del dovere, il rispetto per ciò che si rappresenta, l'impegno verso il pubblico che riconosce in loro figure di riferimento etico e morale. 

Nencini non ha mai tradito quei principi: rispetto per se stesso, per gli avversari e gli appassionati che lo avevano scelto come simbolo. Quel bacio è un sigillo, un riconoscimento popolare che va oltre la vittoria, oltre la gloria sportiva. E' il volto umano del ciclismo, quello che ci commuove ancora oggi.

Lo scriveva già nel 1955 Gianni Ponte sulla rivista Orizzonti:

"Il bacio di un Alpino ha concluso la prodezza di Nencini"

E oggi, mentre il gruppo sale verso il Bondone, quella memoria ci accompagna. Perchè il ciclismo non è solo sport. E' anche racconto, identità, emozione collettiva.

 

 

ORIZZONTI, rivista settimanale, 12 giugno 1955



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The Alpine Soldier’s Kiss: When Cycling Tells the Story of Italy’s Values

Florence, May 27, 2025 

Today, the Giro d’Italia enters a crucial phase with its first Alpine stage: the riders will tackle the slopes of Monte Bondone, a legendary mountain for cycling enthusiasts. It was here, in 1957, that Gastone Nencini donned the pink jersey, wearing it with pride all the way to Milan and writing one of the noblest chapters in the history of our sport.

This day gives us the opportunity to travel back in time, to a black-and-white Italy rich in moral color. Through a famous photograph, we see a young athlete in the pink jersey — Nencini during the 1955 Giro — who, with courage and determination, braved the mountains and fended off attacks from the sport’s greatest champions. It was the era of cycling giants — a time of genuine hardship, rigid hierarchies, and quiet heroism. Nencini, known as the “Lion of Mugello,” embodied all of this: physical strength, boldness, and humility.

In that photograph, beside him, a young Alpine soldier kisses him on the cheek. A simple, spontaneous gesture, full of gratitude. A kiss that becomes a symbol: two men in uniform — one athletic, the other military — united by shared ideals. A sense of duty, respect for what they represent, and commitment to a public that sees in them ethical and moral role models.

Nencini never betrayed those values: respect for himself, for his opponents, and for the public that had chosen him as a symbol. That kiss is a seal, a popular tribute that transcends victory, beyond sporting glory. It’s the human face of cycling — the part that still moves us today.

As Gianni Ponte wrote in Orizzonti magazine back in 1955:
“An Alpine soldier’s kiss sealed Nencini’s feat.”

And today, as the peloton climbs toward Bondone, that memory stays with us. Because cycling is not just a sport. It is also storytelling, identity, and a shared emotion.
 
 





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