ECCO CARO NENCINI, io ho tifato per te fin dal 1956 e continuo a tifare...



nella foto Gastone Nencini circondato da un gruppo di giovani tifosi.


"Sono nato nel 1947 e avevo dieci anni quando vinse il Giro D'Italia, e tredici quando vinse il Tour De France, e il povero Rivière, per tentare di non lasciarselo scappare in discesa, andò fuori strada e ci lasciò la schiena e le gambe. E avevo tredici anni quando a Sestri Levante, qui fra i miei golfi e le mie colline, lui piombò quasi sulla rincorsa della folle discesa e bruciò, letteralmente bruciò addirittura Van Looy, uno dei più grandi velocisti, sul lungomare della Baia delle Favole, e per me fu il coronamento della favola.
I miei amici tifavano per Baldini, per  De Filippis, per altri corridori, e io Nencini, perché anch'io stavo nel silenzio, anch'io non amavo i personaggi ma le persone, e Nencini era persona, correva, vinceva, e quasi si intimidiva e si ritirava. Mi dava, a me ragazzino, questa sensazione di simbiosi, di emulazione.
Io non ero bravo a giocare a calcio, e nessuno mi considerava, non ero bravo nella corsa, ed ero sempre a inseguire gli altri che già si credevano campioni, e così nella vita di uomo e padre.. Mi sono sempre sentito un normale, ho vissuto e sto vivendo la letteratura come paziente riscatto. Ecco, Nencini per me fu sempre il "normale" uomo, la persona e non personaggio (per dirla con Pirandello), che trovò nella bicicletta il suo perché, non mollare mai, dove non può la classe pura del fenomeno può però la volontà, il non mollare mai, potersi guardare nello specchio a fine giornata (come lui a fine tappa o corsa) e comunque fosse andata, strizzarsi l'occhio e sorridersi, e questa è la buona coscienza di avercela comunque messa tutta.
Nencini mi ha sempre ispirato, fin da ragazzino, questo: la volontà e la tenacia che superano ogni salita e fanno volare in discesa. Perché gli altri cadevano in discesa e lui no? Perché lui sapeva soffrire in salita, sapendo che al culmine di quella salita c'è sempre, per tutti, il momento del riscatto, la sua discesa.
Ecco, caro Nencini, io ho tifato per te fin dal 1956 e continuo a tifare... i tuoi eredi, non a caso, anche se dopo di te mi sono allontanato dal tifo ciclistico per un corridore in particolare (sebbene appassionato dello spettacolo che il ciclismo offre), ho sempre ammirato come tuoi eredi i veri faticatori, magari non campioni eccelsi, ma capaci ci scrivere pagine grandi della volontà e del non  mollare mai, della discesa da volare come te, Chiappucci e Savoldelli, non a caso.
Grazie, sono passati oltre cinquant'anni, ma anche se non ho più la tua biglia ho il tuo ricordo ogni volta che si parla di ciclismo... Non sei dimenticato, tranquillo. Mario Dentone"


La società ciclistica Gastone Nencini, ringrazia, lo scrittore e saggista Mario Dentone,  per la sua bellissima testimonianza d'affetto

Commenti

Post popolari in questo blog

QUELLA BICICLETTA MARCATA LEO

ACQUA CALDA, SALE GROSSO E ACETO

TOUR DE FRANCE: QUELLA STRETTA DI MANO TRA IL GENERALE DE GAULLE E GASTONE NENCINI